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Attività di recupero della fauna 2022

Report annuale sulle attività di recupero della fauna ritrovata morta o in difficoltà sul territorio regionale.

FNOVI webinar

Animali dell’Area Faunistica Parulana

Primavera 2023: rientro previsto per gli animali dell’Area Faunistica Parulana.

http://areafaunisticafornidisopra.it/

DI4A, Centro di ricerca e coordinamento per il Recupero della Fauna Selvatica

Teleanestesia: tecnica di gestione faunistica applicata agli animali domestici

Intervento di cattura ed elitrasporto di un bovino problematico in ambiente alpino

DI4A, centro di ricerca e coordinamento per il Recupero della Fauna Selvatica

V Congresso Nazionale di Ecopatologia della Fauna

Rilascio biancone

Dopo una lunga riabilitazione conseguenza di un atto di bracconaggio un esemplare di biancone ritorna a volare

Dopo essere stato illegalmente colpito da un colpo d’arma da fuoco, curato presso l’Università degli Studi di Udine, riabilitato presso il centro di recupero di Fontanafredda è stato rilasciato un
biancone , uno dei più grandi rapaci d’Europa

 

 

Nell’ottobre del 2021 un esemplare adulto di biancone (Circaetus gallicus) è stato soccorso in grave difficoltà nel territorio dell’ex provincia di Pordenone.
Il rapace è stato immediatamente trasportato dal recupero fauna presso il “Centro di Ricerca e Coordinamento per il Recupero della Fauna Selvatica” all’interno dell’”Azienda Agricola Antonio Servadei” di Pagnacco del “Dipartimento di Scienze Agroalimentari, Ambientali e Animali” dell’Università degli Studi Udine, grazie all’attività di coordinamento svolta dal Servizio Foreste e Corpo Forestale Regionale. All’animale, dopo la valutazione clinica ed indagini radiografiche svolte nella sede universitaria, è stata diagnostico la presenza di 7 corpi estranei metallici compatibili con pallini in piombo d’arma da fuoco, uno dei quali causa di una frattura comminuta composta dell’ulna sinistra (struttura ossea dell’ala). L’animale, inoltre, si presentava sofferente ed iporeattivo.
Nel periodo di degenza presso la struttura universitaria il biancone è stato sottoposto: all’asportazione chirurgica del corpo estraneo dal focolaio di frattura, che avrebbe potuto compromettere il consolidamento della frattura, all’immobilizzazione dell’ala e ad una terapia specifica di supporto per favorire il suo recupero. Dopo un periodo di più di un mese il rapace è stato successivamente trasferito presso le strutture riabilitative del Centro Recupero per la Fauna Selvatica di Fontanafredda, gestito dalla famiglia Bergamo, al fine di rafforzare la muscolatura impegnata nell’attività del volo.
L’atto di bracconaggio e la durata delle cure hanno impedito all’animale, uno dei più grossi rapaci migratori europei, di compiere il suo viaggio autunnale di più di 5000 km verso le regioni africane sub sahariane, obbligandone una lunga permanenza presso le strutture riabilitative sino al giugno di quest’anno.L’animale prima di essere rilasciato è stato inanellato dal sig. Luigi Taiariol, di A.st.o.r.e. FVG, con specifici anelli autorizzati dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). L’applicazione di tale dispositivo, totalmente sicuro per l’animale, permetterà di stabilire gli spostamenti a lungo raggio e la sua sedentarietà presso gli ambienti steppici magredili del pordenonese durante il periodo primaverile estivo.
Il biancone (Circaetus gallicus) è uno dei più grandi uccelli da preda europei con un’apertura alare di quasi due metri, caratterizzato dalla sua livrea particolarmente chiara, da cui prende il nome. Si tratta di un rapace dalla dieta particolarmente specializzata basata quasi esclusivamente dal consumo di rettili in particolare modo serpenti. In Friuli Venezia Giulia la sua popolazione è stimata in circa 15 coppie distribuite nelle aree di pianura e collinari dove questi uccelli più agilmente sono in grado di procurarsi il cibo e trovare le condizioni ideali per la nidificazione.
Il fenomeno del l’abbattimento illegale annuale degli uccelli migratori è purtroppo una piaga ancora molto diffusa nell’intera area del Mediterraneo. Le stime del 2015 parlano di 25 milioni, dei quali 100 mila sono rappresentati da uccelli rapaci, l’Italia con ben 5,6 milioni risulta il secondo paese, dopo l’Egitto, per atti di bracconaggio di questo genere (fonte BirdLife International). E’ da pensare che questo fenomeno sia sottostimato soprattutto per i predatori, a seguito della difficoltà di una diagnosi certa per il mancato ritrovamento di soggetti colpiti ma sopravvissuti, o peggio ancora, in vita in gravi difficoltà o deceduti, i cui corpi non vengono rinvenuti sul campo.

 

Recupero fauna – Pordenone 08/04/2022


psa friuli venezia giulia

PSA: il Friuli Venezia Giulia è al sicuro?

Peste suina africana: vediamo di cosa si tratta e cosa fare!

DI COSA SI TRATTA?
E’ una malattia infettiva virale altamente contagiosa causata da un Asfivirus.

QUALI ANIMALI COINVOLGE?
Suidi domestici e selvatici, in Europa il cinghiale ed il maiale domestico.

E’ PERICOLOSA PER LA SALUTE UMANA?
In nessun modo.

E’ PERICOLOSA PER GLI ALTRI ANIMALI?
In nessun modo, ne per gli altri animali selvatici, ne per gli animali d’affezione.

PERCHÈ È COSÌ TEMUTA?
Nel cinghiale, in natura, è capace di ridurre le popolazioni anche del 50% in pochi anni a causa dell’elevata mortalità indotta nelle aree in cui si diffonde.
Nel suino domestico allevato, oltre agli effetti sulla salute e sopravvivenza degli animali, induce perdite economiche indirette ingentissime per l’impossibilità di commercializzare, esportare e movimentare non solo i suini, ma anche tutto cio che ne deriva (prosciutti salami ecc.) provenienti dalle aree coinvolte. Immaginate cosa succederebbe se coinvolgesse l’area del parmense o la zona di produzione del San Daniele…..

COSA CAUSA NEL SUINO O NEL CINGHIALE?
Le tipiche lesioni sono quadri emorragici diffusi e disseminati con aumento volumetrico considerevole della milza, è causa elevata mortalità in entrambe le specie.

COME SI DIFFONDE?
Per contatto diretto tra individui (vivi o carcasse) o indiretto con materiale di origine suina (salumi e prodotti lavorati), nonchè tramite indumenti, mezzi di trasporto contaminati da materiale infetto; per tale ragione la trasmissione può avvenire anche a distanze considerevoli, centinaia di chilometri.

DOVE È RISCONTRATA?
Come è intuibile dal nome è una malattia di origine africana, in Europa continentale la sua diffusione ha avuto origine nel 2007 a partire da Georgia, Armenia, Azerbaigian, diffondendosi via via in Europa verso ovest e in Russia e China verso est.

IN ITALIA???
Sino ai primi di gennaio era endemica ed isolata geograficamente, in via di eradicazione, solamente in Sardegna.

  • 8/1/2022 è stata confermata la presenza anche tra Piemonte e Liguria
  • 5/5/2022 è stato rilevato un caso di peste suina africana (Psa) a Roma (Fonte: Ansa)

IN FRIULI VENENZIA GIULIA?
Fortunatamente ad oggi non è presente, ma questo non vuole dire ASSOLUTAMENTE che la nostra regione sia priva di rischi! La malattia è in grado di fare dei “balzi” di centinaia di km grazie all’aiuto dell’uomo (vedi come si diffonde). La situazione va monitorata costantemente in natura con eventuali segnalazioni ed è per questo che c’è bisogno del VOSTRO AIUTO!!!!!!è una malattia MOLTO SERIA

COSA VA SEGNALATO?
Qualsiasi carcassa di cinghiale anche in avanzato stato di decomposizione. All’animale non ci si deve avvicinare e non va assolutamente manipolato. Il rinvenimanto va segnalato precisamente meglio se con coordinate GPS.

A chi va segnalato?
Corpo Forestale Regionale del Friuli Venezia Giulia (stazione di competenza territoriale)
Personale veterinario delle Aziende Sanitarie del FVG (ASUGI, ASUFC, ASFO)
Istituto Zoprofilattico delle Venezie (Basaldella o Pordenone)
Al vostro veterinario di fiducia

Per saperne di più……
https://www.efsa.europa.eu/it/topics/topic/african-swine-fever
https://www.izsvenezie.it/peste-suina-africana-situazione-epidemiologica-sorveglianza-cinghiali/
https://www.izsvenezie.it/…/malat…/peste-suina-africana/
https://www.regione.piemonte.it/…/peste-suina-africana…

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V Congresso Nazionale di Ecopatologia della Fauna

Università di Udine
Auditorium Sgorlon, Via Monsignor Pasquale Margreth, 3, 33100 Udine UD
14-17 Settembre 2022

 

Il Comitato Organizzatore è lieto di invitarvi al V Congresso Nazionale di Ecopatologia della Fauna, che si terrà nei giorni 14-17 Settembre 2022 a Udine, presso Auditorium Sgorlon.
Si tratta del principale appuntamento a livello nazionale nel campo dell’ecopatologia della fauna, che ha lo scopo di promuovere il confronto tra ricercatori, operatori della sanità pubblica ed animale,tecnici faunistici, esperti di gestione, appassionati e istituzioni sugli aspetti ecopatologici della gestione e conservazione della fauna, sulle implicazioni di sanità pubblica e sanità animale legate alla presenza e dinamica di popolazioni selvatiche, sui rapporti tra gli animali selvatici e le attività umane e, infine, sulle ricerche più avanzate in ecopatologia.
Il Congresso sarà articolato in quattro sessioni tematiche non contemporanee e in uno workshop, che abbracceranno diversi temi, dalla conservazione e gestione alla ricerca, sempre in chiave ecopatologica. Nell’ottica del confronto e della trasversalità, alcune sessioni tematiche saranno tenute in collaborazione con altre Società Scientifiche specificamente attive sugli argomenti in questione.

Programma, tempistiche e costi

Liberato allocco degli Urali – VIDEO

RECUPERATO E LIBERATO NELLA RISERVA DEL LAGO DI CORNINO UN RARO ESEMPLARE DI ALLOCCO DEGLI URALI
L’Università di Udine ha curato e rilasciato in natura l’animale, investito da un automezzo lo scorso febbraio

L’Università di Udine ha curato e rilasciato in natura, nella riserva naturale regionale del Lago di Cornino, un raro esemplare di allocco degli Urali (Strix uralensis), che era stato investito da un automezzo lo scorso febbraio nel comune di Tarcento. Si tratta di un esemplare femmina di un anno di età che, prima di essere rilasciato, è stato inanellato dall’Associazione studi ornitologici e ricerche ecologiche del Friuli Venezia Giulia con un dispositivo totalmente sicuro per l’animale, che permetterà di stabilire la dispersione del rapace notturno in Friuli Venezia Giulia e nei vicini Veneto e Slovenia.

 

 

L’allocco dopo l’incidente è stato trasportato al Centro di ricerca e coordinamento per il Recupero della fauna selvatica all’interno dell’Azienda agraria Antonio Servadei di Pagnacco del dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’ateneo friulano, grazie all’attività di coordinamento svolta dalla Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche. “Abbiamo visitato e sottoposto ad accurati accertamenti l’animale che si presentava sofferente ed iporeattivo per escludere fratture o altre lesioni traumatiche gravi – spiega Stefano Pesaro, veterinario dell’Università – Nel periodo di degenza nella struttura universitaria il rapace ha recuperato le sue condizioni e, dopo una settimana e accurati accertamenti negli appositi tunnel di volo da 30 metri utilizzati per rafforzare la muscolatura degli animali in degenza, è stato pronto per essere rimesso in natura. Lo abbiamo così liberato nella riserva del lago di Cornino, dove questa specie è già presente”.

L’allocco degli Urali, dopo il gufo reale, è il secondo rapace notturno per dimensioni corporee presente in Italia. È presente in maniera stabile soltanto nell’area alpina e prealpina del Friuli Venezia Giulia con una decina di aree di nidificazione monitorate ogni anno dagli esperti. In base delle osservazioni da parte di Fulvio Genero, studioso di questa specie e direttore scientifico della Riserva Regionale Naturale del Lago di Cornino, con cui l’ateneo friulano collabora, l’allocco degli Urali è molto aumentata lo scorso anno a causa dell’esplosione dei micromammiferi presenti nella “pasciona” del faggio, di cui gli allocchi si nutrono. L’abbondanza di queste prede – spiega ancora Pesaro – ha favorito la presenza di nidiate, esponendo anche i giovani individui, più “inesperti”, a incidenti come investimenti stradali e impatti con vetrate. Secondo il monitoraggio della fauna in difficoltà da parte del dipartimento di Scienze agroalimentari ambientali e animali dell’ateneo e della Regione dallo scorso ottobre ad oggi sono stati rinvenuti sul territorio regionale sei individui, di cui tre in difficoltà, mentre altri tre sono deceduti.